[Bologna] Basilica di San Petronio

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Caletin
view post Posted on 14/2/2012, 14:28     +1   -1




Basilica di San Petronio


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La basilica di San Petronio è la chiesa più famosa e maestosa di Bologna: domina l'antistante, vasta Piazza Maggiore, ed è la sesta chiesa più grande d'Europa, dopo San Pietro in Vaticano, Saint Paul a Londra, la cattedrale di Siviglia, il Duomo di Milano e il Duomo di Firenze[1]. Le sue imponenti dimensioni (132 metri di lunghezza e 66 di larghezza, con un'altezza della volta di 45 metri, mentre sulla facciata tocca i 51 metri) ne fanno la quarta chiesa più grande d'Italia (la terza, se si esclude San Pietro in Vaticano)[2]
La facciata incompiuta
La Porta Magna
Sullo sfondo: la facciata della chiesa; in primo piano: la fontana del Nettuno
Il grandioso interno
L'altar maggiore
Gli organi della basilica: a destra l'organo Lorenzo da Prato del 1471-'75; a sinistra l'organo Malamini del 1596
L'altare della Madonna in trono di Lorenzo Costa, 1492
Nella piazza di San Petronio

La basilica di San Petronio affascinò Giosuè Carducci, che le dedicò la poesia Nella piazza di San Petronio:

Surge nel chiaro inverno la fosca turrita Bologna,
e il colle sopra bianco di neve ride.
È l'ora soave che il sol morituro saluta
le torri e 'l tempio, divo Petronio, tuo;
le torri i cui merli tant'ala di secolo lambe,
e del solenne tempio la solitaria cima.
Il cielo in freddo fulgore adamàntino brilla;
e l'aër come velo d'argento giace
su 'l fòro, lieve sfumando a torno le moli
che levò cupe il braccio clipeato de gli avi.
Su gli alti fastigi s'indugia il sole guardando
con un sorriso languido di vïola,
che ne la bigia pietra nel fosco vermiglio mattone
par che risvegli l'anima de i secoli,
e un desio mesto pe 'l rigido aëre sveglia
di rossi maggi, di calde aulenti sere,
quando le donne gentili danzavano in piazza
e co' i re vinti i consoli tornavano.
Tale la musa ride fuggente al verso in cui trema
un desiderio vano de la bellezza antica.

Nel 1387 il Consiglio dei Seicento del Comune, in riconoscimento dell'impegno speso dal Vescovo Petronio (V secolo) nella crescita della città e per attestare la fede del popolo in Cristo e nella libertà, decise di iniziare la costruzione di un tempio, sotto la direzione di Antonio di Vincenzo e la consulenza di padre Andrea Manfredi di Faenza. Nel 1514 il nuovo architetto Arduino Arriguzzi approntò un nuovo progetto a croce latina, che avrebbe dovuto portare la chiesa a 224 metri di lunghezza, e 150 metri di larghezza. Per impedire che la nuova chiesa superasse le dimensioni di S. Pietro in Vaticano, nel 1650 il governo pontificio iniziò i lavori di costruzione dell'Archiginnasio, prima sede stabile dello Studio bolognese, ora sede della maggiore Biblioteca comunale italiana, bloccando di fatto la realizzazione dell'ambizioso progetto.

LA FACCIATA
La facciata incompiuta di San Petronio misura 60x51 metri, ed è divisa in due fasce orizzontali: quella inferiore, con le specchiature marmoree quattro-cinquecentesche, e quella superiore, con materiale laterizio a vista e dal profilo sfaccettato, che avrebbe dovuto consentire l'ancoraggio del rivestimento decorativo.

La parte inferiore è rivestita di pietra d'Istria e marmo rosso di Verona e vi si aprono tre portali.

Quello centrale è opera dello scultore Jacopo della Quercia per la realizzazione del portale maggiore, rimasto parzialmente incompiuto (è privo della cuspide): Jacopo scolpì le formelle a bassorilievo sugli stipiti del portale che raffigurano Storie della Genesi (studiate attentamente da Michelangelo, che dimostrò di avere appreso la lezione nelle pose di alcune figure della Cappella Sistina), l'architrave istoriato con Scene del Nuovo Testamento e il gruppo a tutto tondo della lunetta con una Madonna col Bambino e i santi Petronio e Ambrogio (Michelangelo la definì "la più bella Madonna del Quattrocento"). I profeti nell'arco al centro sono invece opera di Antonio del Minello e Antonio da Ostiglia, tranne il Mosé al centro, opera di Amico Aspertini.

I due portali laterali furono disegnati tra il 1524 e il 1530 da Ercole Seccadenari e sono decorati da formelle di numerosi autori, tra i quali il Tribolo, Alfonso Lombardi, Girolamo da Treviso, Amico Aspertini, Zaccaria da Volterra e lo stesso Saccadenari. I pilastri ospitano Scene bibliche, e gli architravi Storie del Nuovo Testamento. La lunetta del portale di sinistra è decorata dalla Resurrezione del Lombardi, e quella destra presenta un Cristo deposto dell'Aspertini, una Vergine del Tribolo e un San Giovanni del Saccadenari.

Agli spigoli si trovano due piloni che danno slancio alla facciata.

FIANCATE, CAMPANILE
Le fiancate della basilica sono decorate dall'alternanza tra contrafforti e finestroni in marmo traforato, dove all'interno si vedono le vetrate delle cappelle. I mattoni delle fiancate sono "sagramati", cioè a vista nonostante l'intonaco. Sul fianco sinistro, in corrispondenza del transetto incompiuto, si trova oggi una bifora a libro.

All'altezza dell'undicesima cappella di destra si innalza il campanile di Giovanni da Brensa (1481-1495), alto 65 metri. Nella torre campanaria è installato un concerto di 4 campane risalente al XV secolo, di diversi anni e fonditori. La "grossa", MIb3, e la "mezzanella", SIb3, sono state fuse nel 1492 da Michele e Giovanni Garelli(Garèl)fonditori provenzali. La "piccola", DO4, è stata fusa da Anchise Censori, bolognese del 1578. Infine la "mezzana", LAb3, è stata fusa nel 1584 da Antonio Censori,figlio di Anchise. Le campane sono suonate manualmente dalle associazioni campanarie cittadine, secondo l'antica tecnica tradizionale bolognese, nata probabilmente nel campanile stesso. Una delle quattro campane (la "mezzanella") è detta "la scolara", perché scandiva l'inizio delle lezioni universitarie all'Archiginnasio.

INTERNI
L'interno della basilica si presenta maestoso con le sue tre ampie navate corredate di profonde cappelle. Notevoli sono il gioco di colori degli intonaci e le vetrate policrome.

In controfacciata è un monumento sepolcrale in cotto eseguito da Zaccaria Zacchi (1526). Sui robusti pilastri alcuni pannelli ad affresco con Santi della prima decorazione pittorica del tempio (prima metà del secolo XV).

Sul pavimento della chiesa è possibile ammirare la linea meridiana tracciata nel 1655 su progetto dell'astronomo Giovanni Domenico Cassini: le sue misure ne fanno la più grande meridiana al mondo in cui l'ora, per esempio mezzogiorno, è segnata non da una linea d'ombra ma da un cono di luce che disegna sull'impiantito l'immagine del sole (lunghezza m. 67,72; foro di luce a m. 27 dal suolo, distanza fra i solstizi m. 56). È stata anche verificata nel 1776 da Eustachio Zanotti.

Le ventidue cappelle che si aprono nelle navate laterali conservano interessati opere d'arte:

I. Cappella di S. Abbondio, già dei Dieci di Balia, restaurata in falso gotico nel 1865: nel 1530 vi fu incoronato imperatore Carlo V dal Papa Clemente VII.
II. Cappella di S. Petronio, già Cospi e Aldrovandi, progettata da Alfonso Torreggiani, destinata a contenere la reliquia del capo di San Petronio.
III. Cappella di S. Ivo, già di S. Brigida dei Foscherari: statue di Angelo Piò e i dipinti Madonna di S. Luca e santi Emidio e Ivo di Gaetano Gandolfi e Apparizione della Vergine a S. Francesca Romana di Alessandro Tiarini (1615).

Sul pilastro, due orologi, tra i primi in Italia fatti con la correzione del pendolo (1758).

IV. Cappella dei Re Magi, già Bolognini: transenna marmorea gotica disegnata da Antonio di Vincenzo (1400); sull'altare Polittico ligneo con ventisette figure intagliate e altre dipinte, opera di Jacopo di Paolo. Le pareti furono affrescate da Giovanni di Pietro Falloppi con un ciclo raffigurante Episodi della vita di San Petronio, nella parete di fondo; nella parete destra, Storie dei Re Magi; nella parete sinistra, in alto, Il giudizio universale con l'Incoronazione della Vergine in mandorla, Il Paradiso e in basso l'Inferno, raffigurazione di tipo dantesco, con una gigantesca figura di Lucifero.
V. Cappella di S. Sebastiano, già Vaselli.
VI. Cappella di S. Vincenzo Ferrer, già Griffoni, Cospi e Ranuzzi: monumento bronzeo del cardinale Giacomo Lercaro eseguito da Giacomo Manzù (1954).
VII. Cappella di S. Giacomo, già Rossi e Baciocchi: sull'altare Madonna in Trono, capolavoro di Lorenzo Costa (1492); allo stesso autore sono attribuiti i disegni della vetrata policroma. Monumento funebre con le spoglie del principe Felice Baciocchi e di sua moglie Elisa Bonaparte (1845);
VIII. Cappella di S. Rocco, già Ranuzzi: San Rocco del Parmigianino (1527).
IX. Cappella di S. Michele già Barbazzi e Manzoli: dipinto l'Arcangelo Michele che scaccia il demonio di Donato Creti (1582).
X. Cappella di S. Rosalia, già dei Sedici del Senato, ora del Municipio: tela Gloria di S. Barbara di Alessandro Tiarini.
XI. Cappella di S. Bernardino: ante della cassa dell'organo quattrocentesco di Lorenzo da Prato dipinte nel 1531 da Amico Aspertini con Quattro storie di san Petronio.
Cappella Maggiore: sull'altare, Crocifisso ligneo quattrocentesco. Sul fondo dell'abside affresco Madonna con san Petronio di Marcantonio Franceschini e Luigi Quaini, su cartoni del Cignani (1672). Il ciborio dell'altare maggiore fu eretto nel 1547 dal Vignola. Di rilievo anche il coro ligneo quattrocentesco di Agostino de' Marchi.
XII. Cappella delle Reliquie, già Zambeccari, sulla quale è impostato il campanile.
XIII. Cappella di S. Pietro Martire, già della Società dei Beccari, con transenna marmorea di Francesco di Simone (fine secolo XV);
XIV. Cappella di S. Antonio da Padova, già Saraceni e Cospi: statua di S. Antonio da Padova attribuita a Jacopo Sansovino.
XV. Cappella del Santissimo, Malvezzi Campeggi, rifatta nell'Ottocento.
XVI. Cappella dell'Immacolata, già Fantuzzi: decorazioni art nouveau di Achille Casanova.
XVII. Cappella di San Girolamo, già Castelli: sull'altare San Girolamo attribuito a Lorenzo Costa.
XVIII. Cappella di S. Lorenzo, già Garganelli, Ratta e Pallotti: famosa Pietà di Amico Aspertini.
XIX. Cappella della Croce, già dei Notai: affreschi devozionali con Santi di Francesco Lola, Giovanni di Pietro Falloppi e Pietro Lianori (secolo XV). La vetrata fu realizzata dal beato frate Giacomo da Ulma su disegno di Michele di Matteo.
XX. Cappella di S. Ambrogio, già Marsili: affresco nello stile del Vivarini (metà Quattrocento).
XXI. Cappella di S. Brigida, già Pepoli: polittico di Tommaso Garelli (1477).
XXII. Cappella della Madonna della Pace: Madonna in pietra d'Istria di Giovanni Ferabech (1394).

GLI ORGANI
Ai due lati dell'altar maggiore, sopra delle apposite cantorie, si trovano i due organi a canne della basilica, tra i più antichi in Italia.

Il più antico è quello situato sulla cantoria in cornu Epistualae, sul lato destro del presbiterio: venne costruito tra il 1471 e il 1745 da Lorenzo di Giacomo da Prato ed è il più antico fra i grandi organi giunti fino a noi ed è il primo a registri indipendenti. L'organo in cornu Evangelii, sul lato opposto, venne costruito invece, più tardi, nel 1596, da Baldassarre Malamini.

Nel corso dei secoli, entrambi gli strumenti hanno subito alcune modifiche: quello di destra venne ampliato nel 1852 da Alessio Verati; quello di sinistra, invece, una prima volta da Francesco Traeri nel 1691 e da Vincenzo Mazzetti nel 1812. Nel 1986 è stato effettuato dalla ditta Tamburini un restauro dei due organi.

L'organo costruito da Lorenzo da Prato ha un'unica tastiera di 54 note (Fa-1-La4) mancante delle prime due note cromatiche ed una pedaliera a leggio di 20 note (Fa-1-Re2) mancante delle prime due note cromatiche e costantemente unita al manuale. La trasmissione è quella meccanica originaria.

LE QUATTRO CROCI
La Basilica di S.Petronio custodisce inoltre il più antico o uno dei più antichi simboli della fede cristiana in Bologna. Questi sono rappresentati dalle storiche "Quattro Croci" che secondo una verosimile tradizione, furono poste su antiche colonne di epoca romana, da S.Ambrogio e/o S.Petronio fra il IV e il V secolo, appena fuori dalle porte della I° cerchia di mura di selenite, a spirituale difesa della Città. Le Croci, in seguito racchiuse in piccole cappelle e rimaste in tali luoghi per oltre 1300 anni e assai venerate da generazioni di bolognesi, furono trasferite nel 1798 unitamente alle preziose reliquie rinvenute ai piedi delle colonne, all'interno della Basilica lungo le pareti delle navate laterali, rispettando la loro originaria collocazione che avevano nel piccolo tessuto urbano della città per essere ancora oggetto di culto.

Entrando in Basilica, a sinistra, la prima è la Croce dei Santi Apostoli ed Evangelisti (rinnovata nel 1159 era collocata a metà dell'attuale via Rizzoli), quella di fronte è la Croce dei santi Martiri (era collocata a metà dell'attuale via Monte Grappa). In corrispondenza dell'Altare Maggiore si trovano la Croce delle sante Vergini (era collocata all'incrocio dell'attuale via Farini con via Castiglione) e di fronte la Croce di tutti i Santi (era collocata alla confluenza delle attuali via Carbonesi con via Barberia). Ovviamente le croci ora visibili non sono quelle dell'epoca petroniana: furono rinnovate nel corso dei secoli passati e le attuali risalgono ad un periodo compreso fra i secoli X e XII. Sopra la Croce dei Santi Martiri vi è una grande lapide in marmo che ricorda la loro antica originaria collocazione nella città e il trasferimento in Basilica per interessamento dell' Arcivescovo di quel tempo, Card. Andrea. Gioannetti, mentre nei luoghi della città, ove si trovavano precedentemente, vi sono altrettante lapidi poste a cura del Comitato per Bologna storica e artistica nel 1999
 
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